INTERPELLANZE AL SENATO PER IL SOSTEGNO ALLA RICERCA ED AI PRECARI
SEN. IGNAZIO MARINO ED ALTRI
Legislatura 16º – Aula – Resoconto stenografico della seduta n. 138 del 29/01/2009
Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni (ore 16,02)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca lo svolgimento di un’interpellanza e di interrogazioni.
Sarà svolta per prima l’interpellanza 2-00037, con procedimento abbreviato, ai sensi dell’articolo 156-bis del Regolamento, su iniziative a sostegno dell’attività di ricerca.
Ricordo che, ai sensi dell’articolo 156-bis del Regolamento, la predetta interpellanza potrà essere svolta per non più di dieci minuti e che dopo le dichiarazioni del Governo è consentita una replica per non più di cinque minuti.
Ha facoltà di parlare il senatore Marino Ignazio per illustrare tale interpellanza.
MARINO Ignazio (PD). Signora Presidente, signor Sottosegretario, onorevoli senatrici e senatori, il settore della ricerca continua ad essere nel nostro Paese in una situazione di sofferenza. La spesa per ricerca e sviluppo, che in Italia non raggiunge l’1 per cento del PIL, ci vede ultimi tra i Paesi dell’Unione europea a 15, al di sotto della media dell’Unione europea a 27 e ben lontani dal 3 per cento che l’Europa si è data come obiettivo da raggiungere entro il 2010 (e siamo già nel 2009).
Anche se consideriamo il rapporto tra cittadini e ricercatori, secondo i dati dell’OCSE per il 2007, siamo ben al di sotto di Paesi come Francia, Germania e Regno Unito.
In una situazione come quella che ho appena descritto, stupisce che il Governo Berlusconi abbia pensato di introdurre nella scorsa finanziaria un emendamento che prevedeva l’abrogazione, a decorrere dal 1° luglio 2009, delle disposizioni relative alle procedure di “stabilizzazione” dei rapporti di lavoro nelle pubbliche amministrazioni, stabilizzazione applicabile quindi anche ai lavoratori precari degli enti di ricerca.
Il Governo ha l’intenzione di rimettere in discussione le procedure di stabilizzazione che erano state previste dalle leggi finanziarie Prodi per il 2007 e per il 2008, procedure che rispondevano all’esigenza di risolvere la drammatica ed annosa situazione dei lavoratori precari. L’orientamento è quello di ostacolare il percorso di risanamento di un’anomala situazione che per anni ha visto l’utilizzazione del lavoro di persone che, in molti casi vincitori o idonei di concorsi o selezioni svolte negli anni passati, non erano e non sono mai state stabilizzate, anche a causa del continuo blocco delle assunzioni.
La situazione si presenta drammatica: stiamo infatti parlando di lavoratori – scienziati e personale dei centri di ricerca – altamente qualificati, che per anni hanno svolto con rigore e professionalità il proprio lavoro, per poter dare alla ricerca italiana un ruolo da protagonista anche in ambito internazionale. Per anni migliaia di ricercatori, tecnici, amministrativi hanno lavorato in condizioni difficilissime, garantendo il funzionamento del sistema pubblico della ricerca e dell’università.
Il blocco delle procedure di stabilizzazione comporta la dispersione di un patrimonio prezioso costituito da persone, a volte neanche più giovani, che hanno investito la loro vita nella ricerca, magari tornando dall’estero per poter dare il proprio contributo all’Italia, e che vedono svanire la possibilità di avere un futuro lavorativo stabile.
L’impossibilità di continuare ad usufruire dei precari storici comporterebbe anche la vanificazione delle risorse ingenti investite nella loro formazione e nei progetti di ricerca e l’aumento, a questo punto inevitabile, del triste fenomeno della «fuga dei cervelli».
In questi mesi, anche grazie alle proposte avanzate dall’opposizione e alla mobilitazione dei ricercatori precari, il Governo ha prima riformulato l’emendamento e poi avviato una serie di incontri con i presidenti degli enti di ricerca per l’istituzione di tavoli di confronto. Si tratta però solo di un’apparente soluzione al problema: a quanto mi risulta, mancano i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri autorizzativi per le procedure di stabilizzazione avviate dagli enti di ricerca e non ci sono quindi più i tempi utili per procedere alle ulteriori stabilizzazioni.
È quindi realistico pensare che il nuovo termine fissato non sarà sufficiente per procedere non solo alle stabilizzazioni previste con la legge finanziaria 2008, ma neanche a quelle previste con la legge finanziaria 2007.
Inoltre, le soluzioni riguardano unicamente i lavoratori con contratto a tempo determinato. Non sembrano esserci invece prospettive per le migliaia di cosiddetti precari invisibili: lavoratori a progetto, contrattisti, borsisti, i quali, se non verranno prese iniziative correttive, vedranno i loro contratti scadere senza possibilità di rinnovo successivamente al 30 luglio di quest’anno.
Sono, questi ultimi, vittime di un sistema che non ha indetto concorsi per anni, creando figure precarie, a cui è impedito di avere non solo certezze, ma anche speranze sulle prospettive professionali, speranze che sono indispensabili per poter svolgere il proprio lavoro con l’impegno e anche con la tranquillità psicologica che meriterebbero; quell’impegno, quella tranquillità psicologica che il sottosegretario Pizza insieme a me ha avuto la possibilità, solo una settimana fa, di vedere in tanti ricercatori italiani impegnati, ad esempio, in un’istituzione straniera come il Karolinska Institutet a Stoccolma, in Svezia.
Il ministro Brunetta, in un’intervista di qualche tempo fa, affermava che coloro che non saranno assunti, e che quindi perderanno il loro lavoro, «non saranno a spasso, si cercheranno qualcos’altro da fare. La ricerca è questa. I ricercatori sono un po’ come capitani di ventura, stabilizzarli è un farli morire». Vorrei ricordare al sottosegretario Pizza, al ministro Brunetta e a tutti i membri del Governo che molti di questi lavoratori hanno alle loro spalle anni di esperienza, spesso anche in altri Paesi. Poter fare esperienza all’estero è senz’altro utile; io stesso a 28 anni ho deciso di continuare i miei studi negli Stati Uniti per coltivare un mio sogno. Ma deve essere una scelta, non si deve essere costretti ad emigrare perché il nostro Paese non offre altre possibilità.
È una scelta miope quella di investire nella formazione dei nostri giovani per poi non lasciare loro altra possibilità se non quella di andare all’estero. In questo modo, non solo non riusciremo a trattenere le nostre menti migliori, ma non saremo di attrattiva per nessun ricercatore straniero; una strategia ancor più miope, se consideriamo che oggi viviamo una crisi finanziaria che richiederebbe di investire sul futuro, sui nostri giovani migliori. In un momento come quello che stiamo attraversando, bisognerebbe trovare misure comuni per fronteggiare i problemi di occupazione e sviluppo, puntando sui settori che, nel lungo periodo, possono ridarci fiducia e prospettiva. E invece frustriamo le speranze dei nostri scienziati e rischiamo di paralizzare gli enti di ricerca.
I provvedimenti adottati fino a questo momento sono la prova di una visione corta e limitata rispetto ai grandi problemi di questo Paese. Qual è la risposta di programmazione del Governo? L’unica risposta oggi è quella di tagliare i finanziamenti alla ricerca e rendere il settore ancora più precario. La risposta di un Governo che non ha a cuore il settore della ricerca e il suo valore per il futuro del Paese.
Signore e signori del Governo, con la presente interpellanza vogliamo conoscere, alla luce di quanto ricordato, quali iniziative siano state adottate al fine di garantire il proseguimento delle fondamentali attività svolte dagli enti di ricerca e quali risposte siano state date alle migliaia di precari che stanno lavorando in questi anni con professionalità e dedizione e che potrebbero trovarsi presto senza una posizione.
Vi chiedo, inoltre, se non riteniate improcrastinabile aumentare l’investimento sulla ricerca, anche al fine di reagire alla crisi finanziaria in corso e di conseguire gli obiettivi di crescita sanciti nel Consiglio europeo di Lisbona, ritenendo a tal fine indispensabile rafforzare la crescita e l’indipendenza, in particolare, dei ricercatori.
Per queste ragioni, ribadendo la mia richiesta di conoscere quali azioni il Governo intenda intraprendere in questo campo, ritengo però necessario imprimere una significativa accelerazione nella direzione di un sistema basato sulla valutazione e sulla valorizzazione del merito, su risorse appropriate e programmate, su un regime fiscale incentivante per le erogazioni liberali, sul potenziamento delle eccellenze come volano per l’innalzamento qualitativo dell’intero sistema della ricerca, su tutto il territorio nazionale.
Proprio in merito a questi specifici obiettivi, mi auguro quindi che in futuro ci sia una necessaria e più adeguata riflessione nell’attività parlamentare e di Governo.
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere all’interpellanza testé svolta.
PIZZA, sottosegretario di Stato per l’istruzione, l’università e la ricerca. Signora Presidente, con l’atto di sindacato ispettivo in oggetto, i senatori interpellanti pongono, ai Ministri per la pubblica amministrazione e l’innovazione, del lavoro, della salute e delle politiche sociali, dell’istruzione, dell’università e della ricerca e dell’economia e delle finanze, alcuni quesiti che attengono agli effetti che determinerà nell’ambito degli enti di ricerca la disposizione generale di riordino della disciplina sulla stabilizzazione, contenuta nell’articolo 7 del disegno di legge di cui all’Atto Senato n. 1167, recante «Delega al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, nonché misure contro il lavoro sommerso e norme in tema di lavoro pubblico, di controversie di lavoro e di ammortizzatori sociali».
Preliminarmente si fa presente che gli enti di ricerca, aventi per l’anno 2008, ai sensi delle disposizioni vigenti in materia, risorse finanziarie disponibili per le assunzioni, comprese le stabilizzazioni, hanno presentato regolare richiesta di autorizzazione alle assunzioni. Il Dipartimento della funzione pubblica ha provveduto, prima della predisposizione dei relativi provvedimenti, a concludere le preliminari procedure istruttorie, come previsto dalla norma, a predisporre i prescritti decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, ad inoltrare gli stessi, già firmati dal Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione, al Ministero dell’economia e delle finanze per acquisire il concerto e quindi la firma del relativo Ministro. La trasmissione al Ministero dell’economia e delle finanze è avvenuta, per tutti i predetti schemi di provvedimento, prima del 31 dicembre scorso.
Si segnala che il suddetto Dipartimento ha riconsiderato, a fine anno 2008, l’istruttoria sulle richieste pervenute, alla luce delle novità introdotte dall’articolo 1, comma 9, del decreto-legge 10 novembre 2008 n. 180, convertito in legge dalla legge 9 gennaio 2009, n. 1, che, nel recare disposizioni urgenti “per il diritto allo studio, la valorizzazione del merito e la qualità del sistema universitario e della ricerca”, ha previsto di escludere gli enti di ricerca dalla riduzione, non inferiore al dieci per cento, della spesa complessiva relativa al numero dei posti di organico del personale non dirigenziale, come sancita dall’articolo 74, comma 1, lettera c), del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133. Quest’ultima novità legislativa, infatti, ha fatto venir meno in capo ai predetti enti l’obbligo di ridurre le dotazioni organiche e quindi ha comportato in molte circostanze la riproposizione da parte degli stessi di nuove richieste di assunzione per l’anno 2008, alla luce del nuovo quadro normativo.
Si ricorda, sempre per quanto riguarda le autorizzazioni ad assumere per l’anno 2008, che il decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, è intervenuto per dettare alcune disposizioni di proroga. In particolare, l’articolo 41, comma 1, prevede, anche per codesti enti, che il termine per procedere alle assunzioni di personale a tempo indeterminato, relative alle cessazioni verificatesi nell’anno 2007, è prorogato al 31 dicembre 2009 e le relative autorizzazioni possono essere concesse entro il 30 giugno 2009.
Ne consegue che le assunzioni, e quindi anche le eventuali stabilizzazioni, relative all’anno 2008, concesse con i relativi decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri (da adottare non oltre il 30 giugno 2009), potranno essere effettuate entro il termine massimo del 31 dicembre 2009.
Per quanto riguarda le assunzioni relative all’anno 2009, è in corso di emanazione la circolare che detta le istruzioni per procedere alle prescritte autorizzazioni.
Le previsioni fanno ritenere possibile l’adozione dei relativi provvedimenti entro il primo semestre dell’anno e, conseguentemente, le assunzioni ed eventuali stabilizzazioni potranno concludersi nei tempi con l’utilizzo delle risorse che il legislatore ha stanziato per l’anno 2009.
A tale proposito è necessario precisare che le disposizioni in materia di stabilizzazione negli enti di ricerca, contenute nelle leggi finanziarie 2007 e 2008, stanziavano risorse per dette finalità solo per gli anni 2007, 2008 e 2009, prevedendo che la relativa procedura speciale di reclutamento potesse svolgersi solo fino al 2009 (articolo 3, comma 90, della legge 24 dicembre 2007, n. 244).
L’intervento di riordino della disciplina, recato dall’articolo 7 dell’Atto Senato n. 1167, mira a definire gli effetti del percorso avviato con la precedente legislatura, introducendo la possibilità per il triennio 2009-2011 di procedure concorsuali speciali, volte a valorizzare l’esperienza professionale in particolare della platea di soggetti non stabilizzati o a causa del venir meno, dopo il 2009, di risorse finanziarie da destinare alle relative assunzioni o perché, comunque, non rientranti nel fabbisogno di personale dell’ente.
Come rilevato nell’interpellanza, è vero che l’avvio delle predette procedure concorsuali è subordinato all’effettivo fabbisogno degli enti, al superamento delle prove da parte dei candidati che possono usufruire della riserva, alla disponibilità di risorse finanziarie per l’assunzione. Non sussiste certezza, quindi, in merito all’effettiva assunzione dei soggetti interessati.
La circostanza descritta non è tuttavia molto diversa da chi partecipa ad un concorso, magari senza godere di posti riservati e, pur risultando vincitore, non può essere assunto a causa dei vincoli assunzionali che riguardano le amministrazioni pubbliche. La giurisprudenza si è più volte espressa ritenendo detti soggetti titolari di un interesse legittimo all’assunzione e non di un diritto soggettivo.
Per quanto riguarda il fatto di anticipare, con la norma in itinere, gli effetti della conclusione delle procedure di stabilizzazione al 30 giugno 2009, si ritiene che ciò non precluda, agli enti di ricerca, di utilizzare, per l’anno in corso, i finanziamenti previsti per le connesse assunzioni, considerato appunto che il Dipartimento per la funzione pubblica provvederà, come detto, ad adottare per tempo i relativi provvedimenti di autorizzazione ad assumere.
Circa i soggetti in possesso dei prescritti requisiti per la stabilizzazione, è utile segnalare che il numero si aggira intorno alle 2.000 unità, come riscontrato a seguito di un monitoraggio mirato fatto con gli enti di ricerca, e non alle 60.000 come riferito dagli interpellanti.
Sotto il profilo generale, si sottolinea che la ricerca è uno di quei settori caratterizzati da evoluzioni continue che non si conciliano con un fabbisogno ordinario, costante e continuativo, delle stesse professionalità. I ricercatori, infatti, vengono utilizzati in stretta connessione con il finanziamento dei progetti connessi agli obiettivi di sviluppo perseguiti, tenuto conto dei programmi di ricerca nazionali e di quelli comunitari ed internazionali. In detto settore, in sostanza, l’utilizzo di tipologie di lavoro flessibile è in linea con le esigenze istituzionali degli enti e con le caratteristiche delle attività svolte che sono destinate ad avere una durata limitata nel tempo in ragione del progetto e delle risorse assegnate. Risulterebbe, perciò, privo di utilità per gli enti e contrario ai principi di economicità, assumere a tempo indeterminato tutto il personale utilizzato per ricerche di durata prestabilita.
Secondo le regole a rilevanza costituzionale vigenti in materia di accesso al pubblico impiego, anche il reclutamento a tempo determinato avviene per pubblico concorso. Il tempo determinato trova il suo presupposto in attività che non rientrano, come detto, nel fabbisogno ordinario dell’ente. La programmazione deve, infatti, tenere conto che per quest’ultimo fabbisogno occorre bandire solo procedure concorsuali a tempo indeterminato.
Il corretto utilizzo della medesima programmazione del fabbisogno e delle scelte di reclutamento operate risulta anche coerente con il diverso affidamento dei partecipanti e dei non partecipanti al bando di concorso per l’assunzione a tempo determinato.
In relazione a detto affidamento non può, nel tempo, trasformarsi il reclutamento per il tempo determinato in una modalità di accesso a tempo indeterminato, al di là della natura pubblica della procedura. Ciò, infatti, striderebbe con il regolare, trasparente e corretto funzionamento del sistema, inficiando l’attività amministrativa di mancato rispetto delle regole di imparzialità.
Presidenza della vice presidente MAURO (ore 16,25)
(Segue PIZZA, sottosegretario di Stato per l’istruzione, l’università e la ricerca). Si ritiene, pertanto, che la soluzione prospettata dall’articolo 7 dell’Atto Senato n. 1167 sia quella che meglio contempera i principi inderogabili dell’ordinamento giuridico con l’esigenza di riconoscere un valore all’esperienza professionale maturata dai soggetti che hanno maturato l’anzianità di servizio prescritta.
Inoltre, la possibilità di mantenere in piedi i contratti di lavoro flessibile del suddetto personale, eventualmente anche in deroga alla normativa vigente in materia, sarà opportunamente valutata dopo il monitoraggio indicato nel citato articolo sulla base dei criteri forniti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che dovrà essere adottato al riguardo.
Con riferimento alle ulteriori richieste, il Governo ritiene sicuramente improcrastinabile l’investimento sulla ricerca e, a conferma della necessità e dell’urgenza di un approccio innovativo nei confronti soprattutto dei giovani ricercatori, già con il decreto-legge 10 novembre 2008, n. 180, ha provveduto a modificare le procedure di reclutamento degli stessi, relativamente alla composizione delle commissioni dei concorsi e alla valutazione dei candidati, secondo criteri e parametri riconosciuti anche in ambito internazionale; è stata anche prevista la chiamata diretta di studiosi stabilmente impegnati all’estero da almeno un triennio, che ricoprano una posizione accademica equipollente in istituzioni universitarie e che abbiano conseguito risultati scientifici congrui rispetto al posto per il quale ne è chiesto il rientro.
Lo stesso provvedimento, inoltre, allo scopo di valorizzare il merito dell’attività di ricerca svolta, dal 1° gennaio 2011 ha previsto, sempre per i ricercatori, scatti biennali previo accertamento, da parte dell’autorità accademica, dell’effettuazione nel biennio precedente di pubblicazioni scientifiche.
È stata data anche attuazione all’articolo 4-bis, comma 17, del decreto-legge 3 giugno 2008, n. 97, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2008, n. 129, disponendo assegnazioni agli enti di ricerca vigilati, finalizzate al reclutamento aggiuntivo di ricercatori per complessivi 517 posti, da coprire con le risorse stanziate per l’anno 2008, pari a 30 milioni di euro a regime, che non necessitano di autorizzazioni da parte della Funzione pubblica.
Il Ministero, nella consapevolezza della necessità di favorire concretamente il ricambio generazionale all’interno degli atenei e degli enti di ricerca pubblici destinando adeguate risorse al finanziamento di progetti di ricerca coordinati da giovani ricercatori non strutturati, e nella considerazione dell’esigenza concreta di selezioni meritocratiche, basate sull’effettiva eccellenza scientifica, misurata sul campo e connessa anche con la gestione ed il coordinamento di progetti di ricerca a rete (community network), che consenta di superare i tradizionali limiti della frammentazione disciplinare, con il decreto direttoriale 19 dicembre 2008 ha emanato il bando FIRB (Fondo per gli investimenti della ricerca di base) recante il programma «Futuro in Ricerca».
Tale programma è pertanto rivolto: per quanto riguarda la linea d’intervento 1, a dottori di ricerca italiani, o comunque comunitari, di età non superiore a 32 anni, non ancora strutturati presso gli atenei italiani, statali o non statali, e gli enti pubblici di ricerca afferenti al MIUR; per la linea d’intervento 2, a giovani docenti o ricercatori, di età non superiore a 38 anni, già strutturati presso le medesime istituzioni.
Il programma si concretizza nella presentazione, da parte dei soggetti di cui alle linee d’intervento predette, in qualità di responsabili di progetto e secondo le modalità e nei termini indicati, di progetti di ricerca fondamentale, anche a rete, di durata almeno triennale.
La valutazione scientifica dei progetti, ai fini dell’eventuale finanziamento ministeriale, è effettuata separatamente per ciascuna linea di intervento da una specifica commissione di esperti, anche di nazionalità non italiana, nominata dal Ministero su proposta della commissione di cui all’articolo 3 del decreto ministeriale n. 378/Ric. del 26 marzo 2004, sia mediante valutazione della documentazione presentata, sia mediante apposite audizioni.
Per i giovani dottori di ricerca di cui alla linea d’intervento 1, l’ammissione al finanziamento comporta, a pena di decadenza, il conferimento, da parte delle istituzioni partecipanti alla sperimentazione, di appositi contratti di durata almeno triennale, ai sensi della normativa vigente.
Al termine dei progetti, una commissione di esperti di settore, anche di nazionalità non italiana, procederà ad una valutazione ex post incentrata sulle attività svolte e sui risultati conseguiti, fornendo un giudizio complessivo e conclusivo.
Anche il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali ha provveduto, in data 29 dicembre 2008, ad impegnare tutte le somme del finanziamento previsto per l’anno 2008, relative ai programmi della ricerca sanitaria.
Nella medesima data sono stati anche pubblicati i bandi per la ricerca finalizzata, per la sicurezza sui luoghi di lavoro, per la sicurezza alimentare ed il bando per i ricercatori di età inferiore ai 40 anni: i quattro bandi sono consultabili, da tale data, sul sito Internet del Ministero, “Settore Salute”.
Per quanto riguarda le erogazioni liberali, il nostro sistema tributario già prevede una serie di agevolazioni fiscali, nella forma di detrazioni d’imposta e di deduzioni, per i soggetti che effettuano erogazioni liberali in favore di organizzazioni che svolgono ricerca scientifica.
La normativa di riferimento in materie di erogazioni liberali è costituita da una serie di disposizioni che elenco.
Ricordo innanzitutto l’articolo 1, comma 353, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, che prevede l’integrale deducibilità dal reddito, per i soggetti passivi IRES, dei fondi trasferiti per il finanziamento della ricerca, a titolo di contributo o liberalità, in favore di università, fondazioni universitarie, istituzioni universitarie pubbliche, enti di ricerca pubblici, fondazioni e associazioni riconosciute che svolgono o promuovono attività di ricerca scientifica.
Cito inoltre l’articolo 14 del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, che prevede la deducibilità, nel limite del 10 per cento del reddito e comunque nella misura massima di 70.000 euro annui, delle liberalità in denaro o in natura erogate da persone fisiche o da enti soggetti all’IRES in favore di fondazioni e associazioni riconosciute, che svolgono o promuovono ricerca scientifica. Tale deduzione non può cumularsi con ogni altra agevolazione prevista, a titolo di deduzione o di detrazione, da altre disposizioni di legge.
Vi è anche l’articolo 10, comma 1, lettera l-quater) del TUIR (Testo unico delle imposte sui redditi), che prevede una deduzione, dal reddito complessivo ai fini IRPEF, per le erogazioni liberali in denaro effettuate in favore di università, fondazioni universitarie e di istituzioni universitarie pubbliche, degli enti di ricerca pubblici, ovvero degli enti di ricerca vigilati dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca.
E ancora, ricordo l’articolo 15, comma 1, del TUIR, che per i soggetti IRPEF prevede, alla lettera h), una detrazione dall’imposta lorda, nella misura del 19 per cento, delle erogazioni in denaro a favore dello Stato, delle Regioni, degli enti territoriali, di enti ed istituzioni pubbliche, di comitati organizzatori appositamente istituiti con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, di fondazioni ed associazioni legalmente riconosciute, senza scopo di lucro, aventi per oggetto l’attività ovvero la promozione delle attività di studio, ricerca e di documentazione di rilevante valore culturale ed artistico.
Infine, occorre considerare l’articolo 100, comma 2, del TUIR, che per i soggetti IRES prevede la deducibilità delle erogazioni liberali fatte a favore di persone giuridiche che perseguono finalità di ricerca scientifica, per un ammontare non superiore al 2 per cento del reddito d’impresa dichiarato.
L’attuale sistema delle agevolazioni fiscali sembra essere un adeguato sostegno alla ricerca scientifica ed un sufficiente incentivo alle erogazioni liberali effettuate in favore della stessa. Un eventuale ampliamento ed allargamento delle agevolazioni fiscali potrebbe essere valutato soltanto in una situazione economica più favorevole.
MARINO Ignazio (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARINO Ignazio (PD). Signora Presidente, signor Sottosegretario, membri del Governo, onorevoli senatrici e senatori, posso ritenermi parzialmente soddisfatto per alcuni aspetti tecnici che il Sottosegretario ha fornito oggi all’Aula; in particolare, per il fatto che il termine per la stabilizzazione dei precari della ricerca sia stato spostato al 31 dicembre 2009. Ciò può far sperare che molti di questi dipendenti di enti pubblici impegnati in ricerca possano in effetti vedere riconosciuto il lavoro che hanno svolto negli anni.
Debbo però dichiararmi insoddisfatto per l’impostazione generale degli investimenti in ricerca. Farò alcuni commenti di carattere generale e altri specifici su due bandi che il Sottosegretario ha citato e che conosco molto bene, nei dettagli.
Innanzitutto, segnalo che partiamo da una situazione di grande ritardo, rispetto ad altri Paesi europei. Cito solo alcuni numeri perché, secondo me, sono più efficaci di molti discorsi. In Italia, abbiamo il 12,25 per cento dei laureati, rispetto a Paesi come la Francia e la Spagna che hanno il 25 per cento della popolazione laureata. La nostra popolazione tra i 25 e i 64 anni che ha conseguito un diploma ammonta soltanto al 51 per cento; la media europea supera il 70 per cento. Per quanto riguarda poi il numero dei ricercatori, faccio presente che le persone impegnate in ricerca nel nostro Paese sono circa 82.000, mentre Paesi che hanno alcuni milioni di abitanti in più, come la Germania e la Francia, hanno rispettivamente 280.000 e 210.000 persone impegnate in ricerca.
Quello che però a me preoccupa maggiormente è quanto viene investito e quanto viene indirizzato alle menti più giovani. Forse è un numero che non è noto a tutti quello relativo ai professori di ruolo in Italia al di sotto dei 35 anni, e lo cito sorridendo perché è grave: sono lo 0,05 per cento, in numero assoluto 9; in Inghilterra rappresentano il 16 per cento del corpo docente. Penso sia una discrepanza che non ha bisogno di commenti. Inoltre, proprio perché non ci sono state assunzioni e non si è investito nel settore della ricerca, negli ultimi venti anni l’età media dei ricercatori italiani è passata dai 38 ai 57 anni; quindi, l’età media dei ricercatori che lavorano nel nostro Paese ruota intorno ai 60 anni. Credo che questi siano numeri molto chiari che debbono farci capire come è diversa la nostra situazione.
Cito altre due decisioni importanti di Governi dell’Unione europea. Il Governo Sarkozy, a ottobre, in pieno crollo di Wall Street, ha deciso di raddoppiare i finanziamenti in ricerca e sviluppo della Francia, e lo sta facendo in questi giorni con l’emanazione di alcuni decreti; sottolineo che ha voluto raddoppiarli. Il Governo svedese, che è già il primo in Europa con il 4,27 per cento del PIL investito in ricerca, ha deciso urgentemente, nelle ultime settimane, di investire altri 500 milioni di corone in ricerca. Noi eravamo all’1,1 per cento e, se i miei conti non sono sbagliati, siamo scesi allo 0,9 per cento del PIL. È una situazione drammatica.
Quello che però a me sta più a cuore è il fatto che quei pochi denari che abbiamo a disposizione vengano almeno investiti bene e ha fatto bene il sottosegretario Pizza a ricordare due bandi per ricercatori recentemente annunciati, quello del Ministero del lavoro e quello del Ministero dell’istruzione, università e ricerca. Quest’ultimo ha pubblicato un bando nel quale invece del giudizio tra pari, universalmente riconosciuto per attestare il merito dei migliori – un principio sul quale si è spesa anche la senatrice Bonfrisco, che mi ha molto aiutato ad avere l’unanimità dell’Assemblea – si prevede che a giudicare sarà una commissione nominata dal Ministro, che al posto della peer review, il giudizio tra pari, utilizzerà il sistema delle audizioni che forse sono più adeguate per selezionare ballerine e cantanti piuttosto che scienziati.
Ordine del giorno
per le sedute di martedì 3 febbraio 2009
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi martedì 3 febbraio, in due sedute pubbliche, la prima alle ore 11 e la seconda alle ore 16,30, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 18,06).